lunedì 26 maggio 2008

mercoledì 21 maggio 2008

martedì 13 maggio 2008

IL PERUGINO

Il perugino è un animale stanziale, vive nella sua città, chiamata Perugia, dove passa circa 11 mesi dell'anno, il restante prevalentemente in zone marittime, al caldo, tipo Fano o Marotta. Il perugino è un animale chiuso, schivo, quando entra in contatto con le altre razze si mette in difensiva; osservandolo attentamente si nota che il suo modo di comportarsi assume una forma inespressiva, le mani in tasca, lo sguardo fisso rivolto al forestiero e un'aria interrogativa, in qualche caso emette qualche strano suono, tipo "ch'è ditto?' oppure 'tu cocchino c'è tempo da perde" . Di primo impatto sembra chiaramente restio a rapportarsi con le altre razze , basta chiederlo a chi vive nella sua città per studiare i suoi comportamenti. Entrando nel centro storico della sua città si nota subito questo comportamento. Tra la folla lo riconosci subito. Il perugino che cammina per Corso Vannucci non alza mai la testa per vedere i bei monumenti che ci sono. Passando per Piazza 4 Novembre è l'unico che vedendo le scale del duomo piene di gente inizia a muovere a destra e sinistra la testa, nella sua lingua "sgrullare", e poi parlando con un altro lo senti dire "ì ta quisti l'armanderia tutti a chesa". E' l'unico inoltre che se può evita accuratamente la bellissima Rocca Paolina in quanto, da animale pigro, non ama camminare, e seppur ci siano le scale mobili preferisce raggiungere il centro con mezzi propri. Lo si nota interrogare curiosamente i cartelli e poi, con fare dubbioso, chiedersi "se potrà gì su o no? Tuquì chi ce capisce è bravo." Il perugino da come si evince non ha un grande rapporto con il suo centro storico. Lo si vede borbottare contro i suoi avi , chiamati Etruschi, per aver fatto sorgere la città in collina, tutte stradine strette e ripide, lui da gran pigro non ci si ritrova per niente. Avrebbe preferito che la sua città fosse sorta al Pianello. E' l'unico animale, inoltre, che non vive il suo centro storico, che lo vede come un luogo scomodo e distante, basti pensare che non è raro sentire affermare un perugino anziché vado in centro 'vò a perugia. Il perugino prevalentemente si rapporta con i suoi simili. I simili considerati dal perugino sono quelli che oltre ad essere nati a Perugia coprono quasi tutta la sua regione, che si chiama Umbria. Queste zone, molto belle e verdeggianti vanno a nord da Città di Castello, a ovest fino Castiglione del Lago, a est fino Gubbio e poi fino a sud, ovvero Massa Martana. Con tutti gli animali confinati il perugino è in pessimi rapporti. Particolarmente con 2 razze , che il perugino reputa inferiori, c'è particolare aggressività. Si tratta dei ternani e degli aretini. Ambedue le razze, nei confronti del perugino , soffrono di complesso di inferiorità, ambedue nutrono profondo rancore. I motivi pare siano storici, in quanto, il perugino pare più volte abbia avuto nei loro confronti atteggiamenti supponenti e messo in rovina le razze confinanti. Il perugino, se ci si mette, oltre ad essere taciturno è anche un gran testa di cazzo. Ad aumentare la tensione è il modo di porsi del perugino: nei confronti del vicino assume un atteggiamento di supponenza, chiaramente a manifestare propria superiorità, il più delle volte nemmeno considera queste razze in quanto le reputa inferiori: è a questo punto che i poveri vengono umiliati e sentendosi derisi amplificato il loro rancore. E' anche per questo che il perugino è stato capace nei secoli di colonizzare territori in cui vivono ternani , aretini e altre razze rivali. Basti pensare a luoghi come Cortona, Chiusi, Apecchio, Orvieto fino ad arrivare a Firenze, Roma, Bologna. Il perugino di natura non è intollerante ma una cosa non la sopporta: sentire che la sua città venga nominata con più "g" Si nutre di prodotti tipici della sua zona: nonostante in città ci siano luoghi in cui è possibile mangiare hamburger, kebab, cinese, messicano, spagnolo o brasiliano preferisce cibarsi a base di farina di grano, schiacciata a disco che chiamano torta, preferibilmente farcita. La carne preferita è senza dubbio il suino. Chiamato comunemente maiale, esso affiora in quasi ogni pietanza "perché del maglièle n'se butta via niente". Ama cacciare: basti pensare che nel giorno di apertura le campagne umbre sono invase da perugini che con armi in mano, rudimentali o meno, cercano disperatamente qualcosa da portare a casa. A voler dimostrare la sua superiorità così poco sopportata dalle altre razze: al perugino non interessa radunarsi in inutili quanto mai fuori luogo feste paesane, che reputa primitive. Gli viene da ridere quando vede gli altri gioire o piangere se uno in sella ad un cavallo colpisce con una freccia un anello o addirittura correre dentro una piazza con i cavalli, per non parlare di quando a maggio nota che gli inferiori si radunano in un piazzale, chiamato tacito, e sfilano con i carri, non è raro sentir dire che "glie ariva più tardi anche l'carnevèle." Sopporta una strana corsa dei ceri che si svolge a pochi km dalla città giusto per il fatto che chi la fa ammette di essere matto. Ma è contrario a queste forme di aggregazione. Anche se c'è da dire che nella sua città ce ne sono di manifestazioni, ma il perugino, il vero perugino non le capisce proprio, anzi si sente disturbato e "n'capisco come se fa a fa tutta sta fila e sto casino pe' na scaglia de cioccolata, quisti n'ann mai visto mondo" oppure quando Perugia risuona di musica jazz con artisti di fama mondiale "si ma n'ti cojoni, prima c'eron tutti drogheti adè sì vol gì an'concerto è da pià n'mutuo." Il perugino è monogamo, almeno in apparenza lo fa pensare. Il maschio adulto lo riconosci subito, si aggrega in centri di ritrovo, tassativamente con suoi simili, che chiama bar. Ama il gioco delle carte "na briscola e n'tressette e sì ce vol la mejo" intramezzata tra la sua bevanda preferita, un anzi due tre o quattro bicchieri di vino e delle pacate discussioni che a volte si concludono con "tu è magneto n'tol bicchiere" quando non si trovano proprio in sintonia tra di loro. A qualcuno di loro piace frequentare delle strade notturne, che possono andare da via Settevalli, per proseguire dalle parti di Pian di Massiano e terminare il viaggio della speranza nella Trasimeno Ovest. Non è difficile riconoscere fin da subito il perugino adulto: specialmente in periodo estivo ama vestire mocassini neri con calza di cotone bianca magari al ginocchio, pantaloncini corti da tennista tassativamente Ellesse e canottiera bianca. La femmina del perugino, la perugina, ama frequentare dei capannoni cementati in cuoi i locali sono tutti uguali, chiamati centri commerciali. In questi agglomerati la perugina passa tutta la giornata, ama passeggiare da unegozio di abbigliamento, alla profumeria fino addirittura a farsi i capelli, per farsi bella e conquistare il perugino maschio, che, per inciso, se la accompagna inizia a bestemmiare non dopo il quarto d'ora di compagnia. Grande alleata della perugina è l'attuale giunta comunale. Per motivi ancora sconosciuti, nonostante tanti studi approfonditi, Perugia è piena di centri commerciali e tanti altri ne stanno nascendo. I cuccioli del perugino crescono spensierati con la loro famiglia. A circa 7 anni iniziano a muovere i primi passi autonomi: prendendo la bici cominciano a fare le infinite rotonde che si trovano, e piano piano escono dal guscio casalingo. A 13 anni li trovi a rincoglionirsi al Gherlinda, dove vanno da una sala giochi all'altra. Crescendo, verso i 16 li puoi vedere passeggiare, prevalentemente il sabato pomeriggio, in Corso Vannucci, dove fanno le ereditate "vasche", un moto continuo e veloce da Piazza Italia a Piazza 4 Novembre: sono i primi cosiddetti "gim'a fica". Il perugino ventenne lo si nota in quanto sembra affetto da tic nervoso. Controllando ogni 3 secondi il suo telefonino lo si vede prevalentemente la sera, perché di giorno, secondo lui, frequenta l'università, secondo l'adulto maschio "è ora ch'alzi l'culo c'hio me so rotto ì cojoni de stà a lavorà per te." A 25 anni il perugino prova a formare la nuova famiglia, a 33 gli passa la voglia. Riguardo al perché il perugino sia un animale solitario lo spiega il come egli chiama la sua compagna: frega. Frega come fregare, rubare.