martedì 16 ottobre 2007

Il pezzo di sabato...

Una volta c’era come lavoro
quello che metteva
l’anello al naso ai tori.
Era un lavoro tra i più
stimati del ’900 e se una
ragazzotta andava a casa
e diceva ai genitori:
“Signori, ho conosciuto
un ragazzo che come
mestiere mette l’anello al naso ai tori”.
Erano più contenti di un calciatore adesso.
Oggi come oggi è cambiato tutto e
quel lavoro di anellare i tori non lo vuole
fare più nessuno. L’allevatore allora
chiama quello del negozio di tatuaggi
più vicino. Lui arriva in cascina, il toro
non sta fermo a farsi mettere il piercing
al naso per cui il tatuatore si fa male
(prende una testata sulla groppa). Quindi
l’allevatore lo accompagna a casa e all’ospedale
fanno risultare che il tatuatore
è scivolato dalle scale. La causa viene
fatta contro l’amministratore del condominio.
Dopo un anno, il tatuatore ha problemi
economici per cui si ricorda dell’incidente
e cosa fa? Ricatta l’allevatore.
L’allevatore per due anni paga, alla fine
gli spara. Quello aveva previsto la
trappola e si presenta all’appuntamento
armato, spara anche lui, ma il colpo finisce
a vuoto. L’allevatore scappa. La polizia
non risale mai a questa storia ingarbugliata
e chiude il caso con su il fascicolo
scritto: amore omosex.

Il Foglio, 13 ottobre 2007

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